di Federico Riccardi
Se ancora non l’avete vista o non ne eravate a conoscenza, non perdete l’occasione di recarvi al Chiostro del Bramante: avete solo una settimana di tempo (fino al 7 luglio) per andare a vedere la mostra di Pieter Brueghel (il vecchio) e della sua numerosa e prolifica famiglia, artisticamente parlando di certo, ma anche in termini di prole. Potrete ammirare delle bellissime opere che rappresentano la summa dell’arte fiamminga, in un momento particolarmente fulgido nel periodo a cavallo fra XVI e XVII secolo.
Non solo Brueghel: un ampio sguardo sull'arte fiamminga
Protagonista della mostra non è solamente la dinastia di Brueghel il Vecchio, ma anche una serie di opere di altri artisti fiamminghi, i quali hanno in un certo senso aperto ed indicato la strada alla famose stirpe cui la mostra è dedicata. All’inizio del percorso, infatti, troverete una sontuosa opera realizzata da un altro notissimo artista fiammingo, Hieronymus Bosch: “Il Ciarlatano”. In essa già evidente appare il gusto per il descrittivismo e la cura per il dettaglio, declinati anche in una chiave particolare: è possibile notare, infatti, come il pittore fiammingo insista sulla bruttezza dei soggetti, sulla rappresentazione dei difetti, in antitesi con la grazia e la ricerca dell’armonia tipici dell’arte rinascimentale.
L'epopea dei Brueghel
Ad accogliere questa lezione è Pieter Brueghel il vecchio, il capostipite della numerosa dinastia (il cui albero genealogico è ricordato più volte all’interno della mostra al
Chiostro del Bramante, insieme a vari riferimenti storici). A dominare la scena, nei quadri del capostipite, di tutta la stirpe fiamminga e non solo, è la natura, colta nei suoi molteplici
aspetti, ovvero in quelli più idillici e decorativi ma anche in quelli più violenti e disarmonici. Basti pensare ad un’opera di Pieter il Vecchio, la sua “Danza nuziale
all’aperto” raffigura una scena di trascinante e totale dissolutezza di un gruppo di contadini intenti a festeggiare dissennatamente, nel giorno di festa, dopo una settimana di fatiche e
di duro lavoro. La natura qui è anche abbandono dei sensi, dissipatezza, descritte anche con una serie di atteggiamenti espliciti. Ma è anche riflessione sulla precarietà: sempre Pieter
Brueghel il giovane, nella sua “Trappola per uccelli”, insiste su una serie di spunti tesi a evidenziare la precarietà della vita (come, per l’appunto, l’uccello che a
caccia di cibo sta per essere ucciso da una trappola letale).
Brueghel: i discendenti
La natura e il descrittivismo tipici dell’arte fiamminga vengono resi in un’altra chiave ancora dal nipote del capostipite, Jan Brueghel il Giovane (figlio del secondogenito Jan il Vecchio, fratello di Pieter il Giovane): in questo caso a farla da padrone è una serie di allegorie (della guerra, della pace, dell’olfatto, dell’udito, dell’acqua etc), in cui il gusto per il dettaglio - anche un po’ forzato - e la resa fedelissima della natura si sposano alla rappresentazione allegorica delle tematiche appena esposte sopra.
In seguito, con il sopravanzare delle influenze dell’arte barocca, in cui il dettaglio spesso fine a sé stesso la fa da padrone, nell’arte fiamminga si lascia spazio alla pura rappresentazione naturale, come avviene nelle pitture di Jan van Kessel il Vecchio (imparentatosi con la grande famiglia dei Brueghel): quest’ultimo si impegna con grande solerzia in diversi quadri singolari dove sono accostati e dipinti meticolosamente insetti, farfalle, conchiglie e altri elementi del mondo animale e vegetale, in ottime prove di virtuosismo. Ma di virtuosismi e pezzi di bravura, nelle opere dei Brueghel e degli altri artisti fiamminghi, se ne vedranno parecchi...
Se siete in cerca di una mostra a Roma particolare e fuori dagli schemi, quella dei Brueghel al Chiostro del Bramante fa al caso vostro. Si ricorda ancora, però, che occorre affrettarsi: c'è tempo fino al 7 luglio!
Si può concludere, in maniera "poeticamente prosaica", con uno dei tanti proverbi fiamminghi che accompagnano il percorso dei visitatori per tutta la mostra dei Brueghel: "A qualunque cosa io
miri, non riesco mai ad ottenerla: orino sempre verso la luna."