Il 30 novembre scorso a Venezia si è svolta una manifestazione in difesa della qualità della vita, per esprimere un NO a tutte le opere che comportano un consumo di suolo, nuovo traffico automobilistico, inquinamento atmosferico e sfruttamento delle risorse idriche. Roma a piedi segnala ai suoi lettori un articolo di Gianni Buganza che racconta la manifestazione.
Il problema della salvaguardia dell'ambiente coinvolge tutti i cittadini del mondo. Dobbiamo imparare a preservare il nostro patrimonio e ad ascoltare gli abitanti del nostro pianeta.
Cronaca assai dilettantesca di una manifestazione
30 novembre 201, Venezia
Parcheggio, compro due biglietti in stazione a Mestre ed arrivo a Santa Lucia. E’ già quasi piena, ci sono tutti, comprese le star politiche piu’ attuali (che non nomino).
No Tav, No Grandi Navi, No Dal Molin, gli studenti medi, No Mose, la polizia…
Mi colpisce lo striscione di quelli della Pedemontana.
Scorgo anche aggirarsi le star di una volta (che già mal sopportavo 20 anni fa, come un club di verdi con lo stesso cognome…) che sono state capaci di buttar via anni di forti consensi, masse di voti, cariche istituzionali di peso, e che avrei preferito se ne fossero state a casa anche oggi a godersi un giorno in piu’ le loro dorate pensioni da parlamentari e da deputati regionali.
Un gruppo assai nutrito di No Grandi Navi e di studenti medi si stacca subito e all’improvviso, e si muove in direzione opposta, portandosi davanti al vecchio palazzo del dipartimento delle Ferrovie (per un’azione dimostrativa senza problemi).
Tutto ritorna negli argini e ci incolonniamo.
In mancanza di uno spezzone libertario (che non scorgo) mi aggrego alle nutrite schiere giallo-verdi di Legambiente, che mi son simpatici, e sfilo con loro.
Vedo quelli della Transpolesana e quelli del Delta.
Poi i bassanesi, Noale e Salzano, dei vecchietti dal fierissimo cipiglio di Fiesso d’Artico, quelli di Pederobba, La Romea commerciale, Marghera, quelli della Palazzina Liberty del Lido, le Vespe dei Colli Euganei, Ya Basta…
Il corteo è aperto da un grande -ma semplice – striscione “Salviamo il Veneto”.
Vedo persino Franco Rocchetta con una espressione simpatica e vivace aggirarsi ovunque, e non solo tra i suoi, con una grossa macchina fotografica, e anche Bonan (che chiacchiera per delle mezz’ore con un giornalista della Rai Regionale), Petteno’.
Sono assai felice di notare l’assenza dei sindacati confederali, e in particolare del piu’ giallo
(e sciagurato) tra loro.
So che Simonaggio ha partecipato a livello personale e infatti lo incrocio due volte. Mi han detto che c'è anche la FIOM da qualche parte.
Ci sono naturalmente anche vari partiti, oltre alla presenza ad effetto di quello di Rocchetta. Nutrito mi pare lo spezzone di Rifondazione, minori ma presenti Sel, 5 Stelle e Italia dei Valori.
Sarà che sono molti anni che non partecipo ad una manifestazione, o che ho la fortuna di sfilare con Legambiente, ma avverto una grande pacatezza in tutto e in tutti.
Niente stupidaggini, niente slogan troppo urlati o eccessivi, niente scemenze, niente eccessi imbecilli di sorta insomma.
Ma con alcune punte in positivo di particolare dolcezza (mi si passi il termine). Come le due giovani che sorreggono lo striscione di Bovolenta (chi si ricorda di Bovolenta e di quella situazione?), mitissime ma determinate, mai stanche, fino alle Zattere.
O “i dimenticati” di Conselve. O il gruppetto della Saccisica (territorio non così facile alle… solidarietà) radunato dietro il loro striscione. E i tanti bambini, molti fieri con la loro bandiera, le tante mamme.
Legambiente che alla Zattere distribuisce pane e salame da un catafalco improbabile portato fin li e che han chiamato "Grande Opera".
Folta la delegazione, ad ogni incrociarsi, dei turisti che ci fotografano. Incontro anche due vecchi conoscenti veneziani (tanti anni di questa città pur io …), che non ho voglia di salutare, nei loro cappotti di cammello e nel loro stanco e sprezzante bicchiere di bianco fuori dal bar, che par sia esso a sorregger loro e non viceversa.
Alla stazione marittima si stacca nuovamente lo spezzone No Grandi Navi ed entra in Stazione per un’azione dimostrativa (si tratta di attaccar uno striscione in un posticino delicato ed emblematico per la questione loro, e giustamente ci tenevano molto) oltrepassando un varco negato dagli accordi e dalla polizia presente.
Malgrado qualche atteggiamento vagamente barricadiero, non mi è parso nulla di drammatico, a meno che non voglia essere drammatizzato, per fini propri, dai vari protagonisti dell’episodio.
Alla fine ci raduniamo in Campo Santa Margherita attorno ad un provato Don Albino Bizzotto (a cui tutto ciò deve tutto, e bisogna pur dirlo).
E’ preoccupato (secondo me eccessivamente) per le azione dimostrative non concordate dei No Grandi Navi, che in verità mi sono parse poco più che vivace creatività. Ma probabilmente teme gli eccessi cronachistici, come tutti noi, del mondo giornalistico.
Ci sprona all’unità, al contatto, alla determinazione, al tenersi insieme anche dopo e oltre questa manifestazione. Altri interverranno dopo di lui, brevemente e assai informalmente (eravamo
quasi al buio, con un megafono timido e mal funzionate), spesso con competenza e serietà.
Alla fine ci conteremo in 163 comitati.
Ai quali gli dei hanno regalato una bella giornata di sole a fine novembre, una Venezia delicata e troppo silente, la coscienza di essere molto meno soli ed isolati gli uni dagli altri, e un comune e forte fastidio per il project financing...
Gianni B. -Padova- 30 /XI/ 2013