di Mariavittoria Ponzanelli
Sono trascorsi quasi due anni dalla pedonalizzazione di Via dei Fori Imperiali, inaugurata da La notte dei Fori, e il percorso di trasformazione della città è ancora in corso. Il 3 agosto 2013 è stata una grande festa condivisa e subita da chi alla pedonalizzazione ci crede e chi non accetta la perdita di antichi privilegi.
Penso che sia interessante leggere, con distacco critico, alcuni interventi della Notte dei Fori, tratti dalle registrazioni da me compiute nel corso della serata, per metterle a disposizione questa particolare visione di Roma a tutti i turisti che esploreranno la capitale.
Zona di Roma: Rione I
Tipologia di percorso: Cronaca romana
Difficoltà di percorso: Facile
Tempo di percorrenza: Mezza giornata
Lunghezza: 4 km
Come raggiungere da Stazione Termini: Autobus 64, Metro B uscita Colosseo
Orario consigliato: Mattina o Pomeriggio
La notte fra il 3 e il 4 di agosto, a un anno di distanza dalla scomparsa di Renato Nicolini, è la data simbolo per dare avvio alla trasformazione di Roma nella prospettiva di
una visione internazionale.
Verso le 21.00, mentre iniziano i festeggiamenti per la pedonalizzazione, un gruppo di manifestanti con cappellini e magliette bianche arriva in corteo all'imbocco dei Fori Imperiali, ma trova il
luogo presidiato da un cordone delle forze dell'ordine pronto a sbarrargli la strada. Leggi la cronaca della Manifestazione
E dopo lo scompliglio iniziale, mentre scende la notte, tra musica, suoni, immagini e il vociare incontrollato dei presenti la cerimonia ha inizio. Il palco allestito si trova all'altezza di
Largo Corrado Ricci, nel Foro della Pace, luogo in cui Vespasiano fece costruire il museo di opere d'arte più grande di Roma antica, che ospitava tutti gli
oggetti predati da Nerone in Grecia e nel Mediterraneo. In quello che divenne un gesto simbolico di restituzione dell'arte ai cittadini romani.
Sono quasi le 23 quando la giornalista Concita De Gregorio invita sul palco il sindaco di Roma Ignazio Marino, che ricorda le origini della pedonalizzazione di Via dei Fori
Imperiali, il 14 luglio 1887. "Dobbiamo passare dall'idea di utilizzare il verbo possedere, nei confronti di questi bellissimi monumenti, all'idea di custodirli e valorizzarli. È una
responsabilità nostra nei confronti di tutto il mondo e dobbiamo esserne orgogliosi." Continua a leggere
L'assessore alla cultura Flavia Barca: "A me piace pensare che questa serata non solo segni una storia diversa per il patrimonio di questa città, ma in generale segni una storia
diversa per tutta la cultura a Roma: che questo sia il simbolo della possibilità di tutti noi e di tutti i cittadini, di riappropriarsi della cultura di questa città. Perché la cultura, serve, la
cultura è valore, ci permette di fare integrazione sociale, ci permette di crescere, ci permette di tornare nelle strade."
Simona Marchini interpreta la IX Satira di Orazio: “Lo scocciatore”
Me ne andavo per la Via Sacra, tra me e me, non so a quali sciocchezze stavo pensando, completamente immerso in questi pensieri: a un certo punto mi corre incontro uno che conosco soltanto di nome,
mi afferra la mano dicendo:
'come stai, Carissimo?'
'Benissimo, fin'ora' gli rispondo,
'E spero la stessa cosa per te. '
Poiché mi seguiva: 'Cosa vuoi?' gli chiedo.
Al che disse: 'ci conosciamo' disse; 'siamo fra intellettuali.'
ed io 'son contento' dissi 'mi sei più caro.'
Desiderando disperatamente di scappare, ora affrettandomi, ora fermandomi, neanche io so cosa dicevo all'orecchio del mio schiavo, sudato dalla testa ai piedi.
'Beato te, Bolano, che sei spensierato',
borbottavo tra me e me,
mentre quello chiacchierava,
lodando la città e i quartieri.
Siccome non gli rispondevo,
'Desideri disperatamente di andartene' mi disse 'lo vedo da un pezzo; non puoi farci nulla: ti tratterrò dovunque;
Dove mai sei diretto?'
'Non è il caso che tu faccia un simile giro:
devo visitare un tale che non conosci;
è a letto, lontano, oltre il Tevere,
vicino ai giardini di Cesare . '
'Non ho nulla da fare, e poi non sono pigro:
t'accompagno fin là . '
Abbasso le orecchie,
come un asinello recalcitrante,
quando si trova sulla groppa
un carico troppo pesante .
E quello attacca: 'Se mi conosco bene,
so che non avrai cari Visco e Vario piú di me:
dimmelo, chi può scrivere piú versi in meno tempo?
chi danzare con piú grazia? e poi canto
da fare invidia anche ad Ermògene!'
Era tempo di fermarlo:
'Non hai una madre o dei parenti, che abbiano a cuore la tua salute?'
'Non ho piú nessuno: li ho seppelliti tutti . ' 'Beati loro! Ora resto io . Finiscimi: un amaro destino mi sovrasta,
quello che da ragazzo una vecchia sabina,
scuotendo l'urna del futuro, mi predisse:
costui non lo stroncherà veleno mortale
o spada nemica, né pleurite, etisia
o blocco di podagra; un giorno o l'altro
lo porterà a morte un chiacchierone:
eviti dunque in età le lingue indiscrete,
se avrà giudizio . '
Si era giunti al tempio di Vesta,
ormai verso le dieci,
e per fortuna quello
doveva comparire in tribunale
avendo presentato garanzia:
in caso contrario avrebbe perso la causa.
Concita De Gregorio: Adriano La Regina è stato Sovrintendente dal 1976 al 2004: questo progetto è anche il suo progetto. Vedo che lei ha indicato come tema I Fori Imperiali patrimonio dell'umanità. Vogliamo parlare di questo e del progetto del parco archeologico in cui lei si è occupato in quegli anni e continua, immagino, dall'alto della sua autorità ad occuparsi ancora?
Adriano La Regina: Finalmente vi è una ripresa di interesse per un argomento che aveva appassionato l'opinione pubblica, e del pubblico romano in particolare. È molto commovente vedere una folla come questa, dopo tanti anni. Ai tempi di Petroselli, Nicolini si ebbero occasioni del genere. L'attenzione allora fu internazionale, universale: un grandissimo interesse per questo progetto e poi, dopo qualche anno cadde l'attenzione. Riprendere questo argomento mi sembra fondamentale.
Roma ha questa capacità straordinaria di proporre se stessa, di far emergere i propri caratteri storici. Non solo attraverso i riferimenti di antichità di rovine antiche, ma anche attraverso la riproposizione in forma moderna di situazioni che aveva vissuto in antico, attraverso le architetture, attraverso la ripresa di motivi culturali. Tutto questo è stato possibile in passato e vi sono ancora delle potenzialità enormi.
Il suolo su cui noi ci troviamo, così, indifferenziato, direi scarsamente caratterizzato se non dal contorno delle cose antiche che sono già emerse. Lo spazio che noi occupiamo è stato il
centro direzionale dell'Impero romano.
Il luogo in particolare in cui ci troviamo in questo momento, è stato il più grande museo di opere d'arte di Roma antica: il Foro della Pace, dove sono stati trasferiti da
Vespasiano tutti gli oggetti d'arte predati da Nerone in Grecia e nel Mediterraneo. Questi spazi pubblici antichi, questa sequenza di cinque piazze che erano servite per ingrandire, per
allargare, le funzioni del Foro romano – che è stato completamente scavato, qui di fronte a noi –. Questo possono essere restituite a una funzione urbana, come è stato già fatto in parte per il
Foro romano.
Anzi vorrei richiamare un esperimento fatto nel 2000: fu riaperta al pubblico liberamente la via Sacra, la strada che collegava il Campidoglio al Colosseo. La via Sacra di cui ci parla Orazio fu riaperta liberamente e gratuitamente al pubblico per 9 anni. Poi dopo, anche in questo caso, prevalsero intereressi pratici, particolari.
Concita De Gregorio: Lei pensa che questi interessi pratici e particolari si possano superare?
Adriano La Regina: La storia procede naturalmente in forma dialettica tra forze che si contraddicono, si oppongono e alla fine dipende: il futuro è imprevedibile. Quello che si può dire è che le antichità di Roma hanno sempre avuto una forza prorompente che è sempre riuscita ad emergere. Io credo che basti ristudiare la storia dello scoprimento del Foro romano, che si è svolta attraverso ben due secoli; perché il programma di unire con un'area monumentale, con uno spazio monumentale, la zona compresa fra il Campidoglio e il Colosseo era un programma di Pio VII, degli inizi dell'800. Ci sono voluti, fino al Argan, che ha agganciato il Colosseo alla zona monumentale, quasi due secoli.
Giuseppe Cederna: Una delle prime parole che ho sentito dire da mio padre è stata “poesia” e l'altra parola “bellezza”. Mio padre venne da Milano negli anni 50 e ci rimase fino alla morte nel 96. Amava profondamente questa città e quando ero piccolo mi leggeva le poesie del Belli. Ora ne voglio leggerne una insieme a voi.
LA VITA DELL'OMO
Nove mesi a la puzza: poi in fassciola
tra sbasciucchi, lattime e llagrimoni:
poi p’er laccio, in ner crino, e in vesticciola,
cor torcolo e l’imbraghe pe ccarzoni.
Poi comincia er tormento de la scola,
l’abbeccè, le frustate, li ggeloni,
la rosalía, la cacca a la ssediola,
e un po’ de scarlattina e vvormijjoni.
Poi viè ll’arte, er diggiuno, la fatica,
la piggione, le carcere, er governo,
lo spedale, li debbiti, la fica,
er zol d’istate, la neve d’inverno...
E pper urtimo, Iddio sce bbenedica,
viè la Morte, e ffinissce co l’inferno
A proposito di inferno, vorrei leggervi una paginetta che ho trovato questa sera cercando qualcosa di adatto e mi è sembrato di trovarla nell'ultima pagina de Le città invisibili di Calvino.
Calvino mette in scena Marco Polo – durante il suo grande viaggio – E parla col Khan – il grande condottiero mongolo, siamo alla metà del 1200 –. È un libro bellissimo, non facile, onirico e parla città che ci sono e città che non ci sono: città immaginate e città reali. Siamo alla fine. Il Gran Khan, c'è questo grande atlante di mappe, è un po' confuso alla fine del discorso e del racconto di Marco Polo e sta guardando le carte delle terre promesse:
Già il Gran Kan stava sfogliando nel suo atlante le carte della città che minacciano negli incubi e nelle maledizioni: Enoch, Babilonia, Yahoo, Butua, Brave New World.
Dice: – Tutto è inutile, se l’ultimo approdo non può essere che la città infernale, ed è là in fondo che, in una spi rale sempre piú stretta, ci risucchia la corrente.
E Polo: – L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accet tare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo piú. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Giuseppe Cederna: Diamo spazio alla nostra città. Facciamola durare!
Tra gli ospiti della lunga Notte dei Fori: Fabrizio Gifuni ha letto alcuni passi dell'Inchiesta sulle borgate di Roma commissionata a Giorgio Caproni da Elio Vittorini e il Pianto della Scavatrice di Pier Paolo Pasolini.
Claudio Strenati, Paolo Sommella e per concludere Piero Angela hanno arricchito la serata con bellissimi racconti e particolari storici. E dopo le parole, la musica interpretata
dai cantanti del Conservatorio Santa Cecilia ha accompagnato il diradarsi della folla... è inutile dire che @Romaapiedi non ha perso neppure una nota di questa lunga serata.