Chi si appresta a percorrere Roma in un tour a piedi, si vedrà piacevolmente costretto a impegnare insieme gambe e occhi, spaziando tra il fascino e la ricchezza della sua stratificazione storica unica al mondo: la Roma antica, quella papale, rinascimentale, barocca, ottocentesca e poi… la Roma dell’EUR.
Considerato in teoria ancora oggi un modello di città per Roma, ammirato a livello internazionale, l’EUR conquista e affascina per l’anima classica del suo impianto urbanistico caratterizzato da assi visuali impreziositi dalle fasciste architetture monumentali ed eleganti, che rivestite di marmi e travertino, dialogano con gli edifici nati successivamente, quelli in acciaio e vetro riconducibili alla influenza dell’International Style e concepiti per dare all’EUR una immagine nuova, di tipo direzionale. Il quartiere si ispirava anche alla città ideale espressa nel Rinascimento: perfetta, ordinata e razionale, dallo schema rigorosamente geometrico. D’altra parte è chiara una impostazione barocca che accentua la tipologia propagandistica dei grandi contenitori museali o dell’area del laghetto artificiale, esaltandone il carattere spettacolare: questa “città” appare come una immensa scenografia. Magie scenografiche non solo per l’occhio, ma anche per il cinema che le ha catturate a partire da Roberto Rossellini con “Roma città aperta” nel 1945, passando per Fellini, Antonioni, Bertolucci fino ad arrivare al premio Oscar “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino.
E’ dal Fascismo che dobbiamo partire, da quando Giuseppe Bottai, governatore di Roma, propose a Benito Mussolini di candidare Roma e l’Italia a una Esposizione Universale. Per realizzarla venne istituito un Ente Autonomo, che aveva il compito di monitorare la nuova città e che esiste ancora oggi (EUR S.p.a.). L’insediamento trae origine dalla volontà del regime fascista di celebrare le imprese coloniali e il ventesimo anniversario della rivoluzione fascista attraverso una Esposizione Universale programmata nel 1942. Non un ritrovo di costruzioni temporanee, che caratterizzavano le esposizioni universali, ma un sistema di edifici permanenti, infrastrutture urbane, servizi pubblici e aree verdi, destinato a durare per “l’eternità”. L’idea era di realizzare una nuova Roma, degna capitale d’Italia e della suo glorioso passato, lontana dall’aspetto pittoresco del centro storico, che potesse rivaleggiare con le maggiori capitali europee. Attraverso l’architetto Marcello Piacentini, il Fascismo prende forma e diventa architettura… diventa città. A esposizione conclusa, L’ E42, acronimo di Esposizione Universale del ’42, sarebbe diventato il nucleo centrale dell’espansione di Roma verso il mare. Il 28 aprile 1937 posa della prima pietra e piantagione del primo pino.
Con il sopraggiungere della seconda guerra mondiale i cantieri tra il 1942-43 si arrestano e riprenderanno nel 1951, quando si penserà di cancellare ogni traccia del regime su questa area, portando a termine le opere interrotte e quelle danneggiate, realizzando nuovi edifici e completando le aree verdi. Da questo momento l’area si chiamerà EUR - Esposizione Universale di Roma e, cadute le ideologie fasciste, si proietterà verso un modello di città amministrativa e direzionale. Intorno al suo perimetro, fin dalla caduta del Fascismo, inizia una rapida espansione del territorio circostante con nuovi quartieri ad alta densità abitativa e l’area, inizialmente isolata da Roma, si salderà progressivamente alla città secondo quelle previsioni che volevano uno sviluppo urbano verso il mare.
Il percorso suggerito descrive luoghi ed edifici che il cinema ha fatto propri diventando un testimone delle trasformazioni dell’EUR negli anni. L’EUR è consigliabile visitarlo nei fine settimana, quando l’area assume un aspetto “pedonale”.
Il cuore del quartiere, nel progetto il nucleo centrale dell’Esposizione, è Piazza Guglielmo Marconi, in origine Piazza Imperiale, (1939 di Fariello, Muratori, Quaroni, Moretti), con la stele ricoperta di marmo di Carrara (1937–59 di Dazzi) dedicata all’inventore della radio. E’ una vera e propria piazza dei musei, inquadrata dal Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”, il Museo Nazionale dell’Alto Medioevo di Roma, il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (1938 di Castellazzi, Morresi,Vitellozzi) e dal Grattacielo Italia (1959–60 di Mattioni), edificato sull’area che era stata destinata al Teatro Imperiale (di Moretti) mai realizzato. Oltre al cinema-teatro, il progetto originario prevedeva i musei dedicati all‘arte antica, moderna e della scienza (l‘attuale Museo Nazionale Preistorico Etnografico). Una quinta architettonica a colonne raccorda il Museo Nazionale Preistorico Etnografico e il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari. Dalla piazza percorriamo verso nord la via Cristoforo Colombo, un tempo via Imperiale, nata per collegare il centro storico di Roma al mare e raggiungiamo uno dei tre assi principali, viale della Civiltà e del Lavoro, che presenta agli estremi il Palazzo della Civiltà e del Lavoro, l’icona dell’EUR e il Palazzo dei Congressi, il tempio dell’architettura monumentale fascista.
La strada delimita un’altra piazza, Piazza delle Nazioni Unite, all’epoca Piazza delle Esedre, l’atrio del quartiere espositivo dove sarebbero stati accolti i visitatori, caratterizzata dai Palazzi dell’INA e dell’INPS (1938-52 di Muzio, Paniconi, Pediconi), definiti con i suoi emicicli come quinte architettoniche per la Porta Imperiale mai realizzata, costruiti in cemento armato e rivestiti di marmo proveniente dalle Alpi Apuane. La facciata dei due edifici si sviluppa su tre livelli; al pianterreno sono presenti pilastri in due ordini. Il suo impianto ricorda quello dei Mercati Traianei.
In piazza Kennedy possiamo contemplare il Palazzo dei Congressi (1937-1954 di Libera). Costruito in cemento armato e rivestito interamente in travertino, doveva ospitare i
congressi e i ricevimenti ufficiali durante l’Esposizione e presenta due ingressi distinti e opposti, il lato rivolto sulla piazza è rappresentativo, con un nartece di 14 colonne monolitiche e
consentiva l’accesso alla Sala dei Ricevimenti, quello su Viale delle Pittura invece alla Sala dei Congressi. L’edificio è caratterizzato da un corpo centrale cubico alto circa 40 metri
sormontato da una volta a crociera, con lunette vetrate, che potrebbe “contenere esattamente il Pantheon”. Sulla terrazza è presente un teatro all’aperto che guarda i Castelli Romani.
Proseguendo in via della Lettura, svoltiamo su via dell’Arte e a sinistra si apre su piazza G. Agnelli il complesso commissionato dalla FIAT (1939-1952 di Aschieri, Bernardini, Pascoletti,
Peressutti), con due corpi speculari rivestiti in peperino e collegati da un portico di colonne in travertino rialzate su una gradinata, in un eccesso di monumentalità, erano destinati a
contenitori museali e costituiscono una quinta scenografica; ospitano infatti il Museo della Civiltà Romana, il Museo dell’Astronomia e il Planetario. Il Museo
della Civiltà Romana contiene la serie completa dei calchi della Colonna Traiana e il grande plastico della Roma imperiale. Più a sud troviamo l’Archivio Centrale dello Stato
(1938-1942 di De Renzi, Pollini, Figini) che doveva essere destinato ad ospitare in occasione dell’Esposizione Universale, la mostra prima delle Forze armate poi dell’Autarchia, Corporativismo e
Previdenza Sociale. Il complesso viene ultimato negli anni ’50 secondo il progetto originale costituito da tre corpi di fabbrica disposti attorno ad un piazzale rettangolare, che rimanda a una
agorà greca. L’edificio centrale è preceduto da una gradinata monumentale e circondato da un porticato a pilastri al piano terra e da un loggiato a colonne su due piani.
L’Archivio Centrale costituisce l’estremo di un altro asse importante, viale Europa, per lo più via dello shopping, e nel fondale prospettico alberato si eleva la Basilica dei SS Pietro e Paolo. Nel primo tratto di viale Europa sono presenti due edifici “avvolti” dalle polemiche: la ex sede del Ministero delle Finanze (1957–62 di Cafiero, Ligini, Marinucci, Venturi) oggi denudato e spettrale, uno “spaventapasseri urbano”, e di fronte il discusso Palazzo dei Congressi “la Nuvola” di Massimiliano Fuksas.
Ritornando sulla Colombo verso sud raggiungiamo il Parco Centrale (1951-62) con il laghetto artificiale, realizzato su una naturale depressione dell’area. Nel progetto originario di Piacentini doveva essere il punto più scenografico e costituire il fondale prospettico della via Imperiale. Raffaele de Vico, consulente già dal ’39 per le aree verdi, quando riprenderanno i cantieri riesce a riprogettarla con lo stesso spirito. In origine il parco doveva essere coronato da quello che sarebbe stato il simbolo dell’E42 , un arco trionfale in duralluminio (m.330 di luce) progettato da Libera e mai realizzato. Al suo posto il Palazzo dello Sport (1956-60 di Piacentini, Nervi), oggi denominato Palalottomatica, a pianta circolare con una sala per 16000 spettatori costruito in occasione delle Olimpiadi del ’60: la struttura ospita eventi sportivi, convegni e concerti. Sullo sfondo il serbatoio idrico denominato „Fungo“ (1957-59 di Colosimo, Capozza), torre piezometrica che regola la rete antincendio e di innaffiamento del quartiere e che ospita un ristorante panoramico; architetture spaziali quest’ultime che sembrano essere uscite da un romanzo fantascientifico di Isaac Asimov. Sul lato orientale si specchia nel lago il grattacielo dell’ENI (1960-62 di Bacigalupo), edificio per uffici di 21 piani in struttura di acciaio, serramenti in alluminio e completamente vetrato, tipico dell’International Style, che riflette gli intenti direzionali del quartiere. Oggi l’area intorno al laghetto è la più vivace della zona, tra attività ricreative e sportive, di contrasto a quell’anima metafisica che appare proprio durante i fine settimana e si accentua al calar del sole quando l’EUR non è preso d’assalto dai lavoratori e il silenzio è interrotto a tratti dalle auto che percorrono a gran velocità la Colombo. In primavera è un tripudio di fiori, quelli in particolare dei ciliegi che corrono lungo il percorso denominato “Passeggiata del Giappone”, dono della città di Tokio.
Sotto il livello del lago è stato realizzato il nuovo Acquario di Roma, una struttura dedicata al mondo marino, in cui trovano spazio vasche per i pesci, auditorium e area commerciale. Un
progetto analogo era stato ipotizzato già nel ‘37 da de Vico e Piacentini per realizzare, in un‘area sommersa nella zona centrale del lago, una “Sala dell’Acquario”. Sempre in questa area, la
Colombo si dirama, cinge il Palazzo dello Sport per poi proseguire la sua corsa verso il mare.
Lasciato il laghetto raggiungiamo di nuovo viale Europa, alla sua destra presenta la scalinata che conduce alla Basilica dei SS Pietro e Paolo (1938-1955 di Foschini, Vetriano,
Energici), collocata nel punto più alto del quartiere, percorrerla è quasi uno distacco terreno, con un impianto a croce greca, cupola in cemento armato rivestita di ardesia che poggia su un
tamburo con aperture circolari, nel suo apparato decorativo racconta la storia dei due apostoli. Insieme al Palazzo della Civiltà Italiana, dopo la loro realizzazione, sono diventati i simboli
del quartiere e hanno ridisegnato lo skyline della città. Nell’area residenziale accanto alla Basilica, in via Eufrate, visse dal 1964 al 1970 Pier Paolo Pasolini.
Risalendo viale Beethoven, sullo sfondo, compare il porticato del Palazzo per gli Uffici (1937-39 di Minnucci), sede oggi come allora dell’Ente Autonomo, che ospitava anche
l’Ufficio Tecnico. Questo edificio, costituito da due corpi di fabbrica perpendicolari, uno quadrato a corte, sede del commissariato, l‘altro a doppia altezza per il pubblico, è stato il primo ad
essere completamente realizzato e attivo prima della guerra. La parte che si affaccia su una fontana e che doveva accogliere la biglietteria dell’Esposizione, presenta in alto la scritta
“profetica”: “La terza Roma si dilaterà sopra agli altri colli lungo le rive del fiume sacro sino alle spiagge del Tirreno”, a ricordare gli obiettivi di Mussolini e del regime. A livello del
secondo piano interrato è ancora conservato un rifugio antiaereo.
Accanto il Ristorante Ufficiale dell’Ente (1939-42 di Ettore Rossi), destinato al ristoro dei visitatori e del personale dell’Ente, attualmente sede di uffici del PRG. Al termine svetta imponente e fiero su due scalee contrapposte il Palazzo della Civiltà e del Lavoro o Palazzo della Civiltà Italiana (1938–43 di Guerrini, La Padula, Romano) che celebra le arti e i mestieri del popolo italiano attraverso 28 sculture collocate nella prima fila di archi, e su tutte e quattro le facciate in alto, con l’iscrizione: “Un Popolo di Poeti di Artisti di Eroi /di Santi di Pensatori di Scienziati /di Navigatori di Trasmigratori”. Struttura in cemento armato rivestita di travertino è un susseguirsi interminabile di archi che rievocano il Colosseo, per questo denominato anche „Colosseo Quadrato“. A partire dal 2015 ospiterà il quartier generale della casa di moda Fendi e uno spazio espositivo dedicato al Made in Italy.
Se il fascismo ha lasciato segni forti all’interno del centro storico romano, alterando e annullando alcuni tessuti della città che sono entrati a far parte di un’altra Roma, quella “sparita”,
per contro all’EUR ha originato un quartiere con una sua forza e identità che ancora oggi può essere considerato unico a Roma, con la sua più alta concentrazione museale, il sistema di parchi e
giardini e gli edifici a bassa densità residenziale. L’EUR, denominato oggi “quartiere Europa”, sembra ancora conservare una certa qualità ed equilibrio, senza troppi parassitismi architettonici
o luoghi indefiniti che difficilmente avrebbero un valore nel tempo e che caratterizzano ormai molte parti della Roma contemporanea. Inoltre ha sempre avuto un certo “privilegio” rispetto ad
altre zone e questo privilegio nasce non solo dagli strumenti urbanistici eccezionali adottati, ma anche dall’essere collegata al centro storico attraverso la metropolitana, una utopia ancora
oggi per molti quartieri della città.
Cosa ne sarebbe stato di questo quartiere dal carattere verde e dei suoi oltre 400 ettari se tutto fosse stato raso al suolo? Avremmo avuto di sicuro un’area a forte densità abitativa, senza
forma, senza regole: si sarebbe riassorbito tra i quartieri anonimi che a partire proprio dalla fine dell’era fascista hanno deturpato e caratterizzato il territorio romano, cascate di cemento a
ricoprire la campagna romana.
Attualmente l’EUR con difficoltà sta tentando di preservare la sua qualità architettonica e urbana e all’interno del suo perimetro pentagonale affannosamente combatte gli assalti dei costruttori.
La crisi economica in corso e la mancanza di finanziamenti non permette di completare opere riconducibili a errori istituzionali e gestionali mettendo in discussione il rilancio dell’ EUR e non
solo. Renzo Piano ad esempio, avrebbe dovuto trasformare e valorizzare l’ex Ministero delle Finanze in un moderno complesso ecocompatibile di residenze, uffici e negozi; si sarebbero dovuti
riorganizzare e rivalutare i musei nell’area intorno a Piazza G. Marconi. La Nuvola di Fuksas é stata nell’ occhio del ciclone per i costi, gli errori di progettazione e i lunghi tempi di
esecuzione, e anche il nuovo Acquario di Roma ha subito ritardi rispetto alle previsioni. Le Amministrazioni negli anni hanno seguito progetti molto distanti dall’interesse del quartiere. Ma
l’idea di un futuro fatto di architettura ed ecologia sembra oggi incerto, il quartiere ha visto negli ultimi anni una mancanza di manutenzione e un aumento del degrado, e nell’area
paradossalmente sembra ripetersi quello stato di abbandono e di incertezza che l’aveva caratterizzata a seguito del secondo conflitto mondiale.
Nonostante tutto l’EUR, nella sua originaria rievocazione della Roma antica e come proiezione del mito dell’Impero nel futuro, con i nuovi progetti congressuali e museali è ancora oggi proiettata
nel futuro. Tra le sue architetture nate in periodi differenti e pensate per scopi differenti, per la sua molteplicità di aspetti che il cinema, le fiction, gli spot pubblicitari e i videoclip
musicali hanno sfruttato, riesce ancora a trovare una collocazione temporale sempre attuale e rimane probabilmente l’area più riuscita e moderna di Roma degli ultimi decenni.
Paride Ruscitto
paride.ruscitto@gmail.com
N. b. ll percorso descritto prende spunto dall’itinerario proposto da “Romaapiedi.com” dal titolo “Eur e Cinema” e seleziona quei luoghi ed edifici che sono diventati negli anni ricorrenti set cinematografici e televisivi; sono stati omessi in questa sede riferimenti ad alcune architetture che hanno contributo a impreziosire e caratterizzare l’EUR.
Per approfondimenti
dal web:
http://www.romaeur.it/
http://www.eur.roma.it/
pubblicazioni:
Italo Insolera, Luigi di Majo: L'EUR e Roma dagli anni Trenta al Duemila, Roma, Laterza, 1986.
Tagliacollo E.: La progettazione dell'EUR Formazione e Trasformazione urbana dalle origini a oggi, Officina Edizioni, Roma 2011.
Valeriani E., Innamorati F.: Eur. Quartiere di architetture «tradizioni nell'innovazione», De Luca Editori d'Arte, 2012.
Scaglione P.: EUR a Roma. Controguida d'architettura, Collana Universale di Architettura, Testo & Immagine, 2000.
Delli Colli L.: Eur è cinema, Roma, Palombi Editori, 2008.
Paride Ruscitto si laurea in Architettura presso l’Università Sapienza di Roma, consegue un Master in Housing all’Università Roma Tre, ha svolto esperienza formativa e professionale oltre che in Italia, in Svizzera, Austria e Germania. Attualmente vive e lavora a Berlino. Si interessa ai temi dell’abitare e alla trasformazione della città contemporanea. Collabora con il Team di “Romaapiedi.com” in occasione della terza edizione dell’evento annuale di architettura “Open House Roma” come guida nel quartiere EUR.