Ettore Petrolini attore, drammaturgo, scrittore e sceneggiatore, nasce e muore a Roma (1884/1936). È creatore di un repertorio e una maniera che ha influenzato il teatro comico italiano del Novecento. Dotato di una voce e una mimica straordinaria, nel ruolo del grande imperatore romano fa la parodia della retorica imperiale, in cui si riflette la realtà italiana degli anni Venti.
Grande sbeffeggiatore del regime fascista, in occasione del conferimento di una medaglia per i suoi meriti artistici, risponde con uno scanzonato: "E io me ne fregio!" Riportiamo di seguito, lo
spassoso dialogo della scena finale di Nerone (Atto unico, scritto da Petrolini nel 1917) di cui esiste una versione cinematografica di Alessandro Blasetti, girata nel 1930. Il
regista, mettendo in scena il teatro stesso compreso il pubblico in sala, si mette a servizio del genio di Petrolini, immortalando il carattere dirompente della sua satira e il tocco surreale
delle sue trovate sceniche.
EGLOGE (entrando con un urlo di terrore ): Cesaretto te vonno ammazzà! Tu sei responsabile dell'incendio.
NERONE: Io responsabile dell'incandio. No! Sono assicurato con la Fondiaria.
POPPEA: Cesare, persuadi il popolo con uno dei tuoi soliti discorsi.
NERONE: Sta bene, parlerò col popolo, ma non mi lasciate solo... venitemi a tergo... (Si avvia al podio, ma delle urla improvvise lo fanno retrocedere frettolosamente.) Ah, no... il popolo è ignorante... vo' li quatrini... (Ripete l'azione e nuovamente retrocede.) Ho trovato... il popolo è mio... un nume mi ha dato un lume: Eureka! Eureka! E chi se ne... importa! L'ho in mano... Basta che lo fai divertì il popolo è tuo... (Va al podio accolto nuovamente dalle urla, rimane al podio dicendo i numeri della morra :) Sette... Tre... Tutta...
VOCE (d. d.): Quattro... Otto... Sei... Sei...
NERONE: Stupido... Ignobile plebaia! Così ricompensate i sacrifici fatti per voi? Ritiratevi, dimostratevi uomini e domani Roma rinascerà più bella e più superba che pria...
VOCE (d. d.): Bravo!
NERONE: Grazie. (Rivolgendosi a Egloge e a Poppea:) E' piaciuta questa parola... pria... Il popolo quando sente delle parole difficili si affeziona... Ora gliela ridico... Più bella e più superba che pria.
VOCE (d. d.): Bravo!
NERONE (sempre più affrettatamente quasi cercando di sorprendere il popolo): Più bella e più superba che pria...
VOCE (d. d.): Bravo!
NERONE: Più bella... grazie.
VOCE (d. d.): Bravo!
NERONE: ... Zie.
VOCE (d. d.): Bravo!
NERONE (facendo il gesto di dire la parola pria, senza però dirla.)
VOCE (d. d.): Bravo!
NERONE: Bravo!
VOCE (d. d.): Grazie!
NERONE: Lo vedi all'urtimo come è il popolo? Quando si abitua a dire che sei bravo, pure che non fai gnente, sei sempre bra- vo! Guarda (ripete il gesto senza dire la parola).
VOCE (d. d.): Brrrrrr...
NERONE: Domani... Domani... Domani... quanti ne abbiamo... Domani ne abbiamo... saranno fatte grandi distribuzioni di vino, di olio, di pane e di sesterzi... Panem et circentibus...
VOCE (d. d.): Panem et circenses!
NERONE: Cacchibus... C'è uno che parla bergamasco... Eccomi a voi tutto d'un pezzo... Io vi darò tutto, basta che non domandate nulla! Il momento è difficile, l'ora è suprema, l'affare s'ingrossa e... e chi la fa l'aspetta! Ed ora, ed ora vattene, dilet- ta ciurmaglia!
VOCI (d. d.): A morte! A morte!
(Tutti rientrano disponendosi a quadro.)
NERONE: A morte!
A morte a me che...
vissi d'arte, vissi d'amore
non feci mai male ad anima viva.
Io della morte, l'ora non voglio
bramo restare nel baccanale.
CORO:
Sei la disgrazia del Campidoglio
meglio fuggire, qui si sta male.
Poi quando partiremo
torneremo a Roma
tutti quanti insieme...
Balleremo, mangeremo, sbaferemo
e mai nessuno pregheremo...
Bon tichi tichi bon
uè... uè...
nfrù, nfrù, nfrù, nfrù.
Cala la tela