La bellissima basilica di Santa Croce in Gerusalemme e la sua affascinante storia è la meta del nostro tour Da Roma a Gerusalemme e la penultima tappa del percorso insieme a Roma Social Trekking. Tappa fondamentale del "Giro delle Sette Chiese", itinerario di 20 km attribuito al sacerdote fiorentino Filippo Neri (XVI sec), è un luogo di preghiera che trasmette una grande spirtualità.
Costruita a ridosso delle Mura Aureliane, nel luogo in cui sorgeva la dimora dell'imperatrice Elena, madre di Costantino, conserva alcune importanti reliquie, la tradizione vuole che furono portate a Roma da Elena: tre frammenti del ‘lignum crucis' e uno dei chiodi della Crocefissione. A queste reliquie si aggiunsero, i frammenti della Grotta della Natività e del Santo Sepolcro, la falange del dito di San Tommaso, la pars crucis bonis latronis, ossia la traversa intera della croce del buon ladrone e due spine provenienti dalla Corona di Gesù. Nella Cappella delle reliquie è conservato anche la metà del Titulus Crucis (INRI), la tavoletta della Croce rinvenuta nel XV secolo, murata all’interno dell’arco absidale della Basilica.
Leggiamo la STORIA DELLA BASILICA sul sito della chiesa:
"All’epoca dell’imperatore Augusto la zona dell’Esquilino era periferica e a carattere residenziale; fu scelta dagli imperatori Severi, nel III sec. d.C. per costruire la residenza imperiale che comprendeva un palazzo, il Circo Variano e l'Anfiteatro Castrense, poi incluso nelle Mura Aureliane costruite tra il 271 e il 275 d.C.
Per volontà dell'imperatore Costantino il palazzo venne ristrutturato e gli fu attribuito il nome di “Sessorium”; nel 324, quando Costantino trasferì la capitale dell’impero a Costantinopoli, la residenza restò proprietà di sua madre Elena e subì molte modifiche fra cui la più importante fu la trasformazione di una parte del complesso residenziale in una cappella atta a contenere le reliquie della Croce, rinvenute dalla sovrana sul Monte Calvario. Tale cappella divenne poi il nucleo dell’attuale basilica di S. Croce, per questo chiamata in origine Basilica Eleniana o Sessoriana.
Nell'VIII secolo la basilica venne restaurata sotto i papi Gregorio II e Adriano I. Nel XII secolo, con Lucio II, la chiesa subisce il primo radicale intervento di adattamento secondo lo stile romanico, e viene creata una struttura a tre navate con l'aggiunta di un campanile a torre e di un portico.
Numerosi sono stati i lavori di restauro e le modifiche nel corso dei secoli: fra di essi si devono ricordare quelli effettuati dal Cardinal Mendoza (1478-1495) a cui è legato anche il ritrovamento, in una cassetta murata nell’arco absidale della chiesa, del Titulus Crucis. La tavoletta lignea inscritta (un tempo posta sulla Croce di Gesù Cristo) è ancora visibile all’interno della Basilica.
L’aspetto attuale risale al Settecento. Gli architetti Pietro Passalacqua e Domenico Gregorini, su commissione di papa Benedetto XIV, cardinale titolare di Santa Croce, modificarono l’interno e l’esterno della Basilica, costruendo un atrio ellittico e sostituendo la facciata medievale con una moderna in travertino. Nella nuova facciata si alternano, con un sapiente effetto scenografico, volumi concavi e convessi secondo lo stile barocco.
Nelle vicinanze della Basilica, adiacente alle mura dell’anfiteatro Castrense, sorge anche la cosiddetta “Cappella della Madonna del Buon Aiuto”. Si tramanda infatti che in questo luogo, a ridosso delle Mura Aureliane, papa Sisto IV trovò rifugio durante un violentissimo temporale. Il nome conferito alla cappella commemora dunque il soccorso che la Madonna avrebbe offerto al pontefice in tale circostanza."
Si scorge al di là del grande cancello di ferro decorato con vetro colorato, opera dell'artista greco Jannis Kounellis, l'Anfiteatro castrense, costruito probabilmente insieme al resto del complesso residenziale imperiale sessoriano, restò in uso fino alla costruzione delle Mura Aureliane, che lo tagliarono a metà. All'interno è attualmente occupato dall'orto del convento di Santa Croce in Gerusalemme, i gradini della cavea dovevano essere sorretti da ambulacri con volte a botte, sovrapposti come gli ordini della facciata. Ambienti sotterranei erano ricavati sotto l'arena, i cui resti furono visti in scavi settecenteschi.
Di forma ellittica (asse maggiore di 88 m e asse minore di 75,80 m), presenta attualmente in vista parte delle fondazioni (in cementizio con caementa in basalto), a causa dell'abbassamento del piano di campagna circostante, mentre l'elevato è in opera laterizia. Fino alla metà del XVI secolo conservava anche resti dei due ordini superiori, poi abbattuti per esigenze difensive per ordine di papa Paolo IV. La facciata esterna aveva tre ordini: il primo presentava arcate, inquadrate da semicolonne, il secondo arcate, chiuse da bassi parapetti, inquadrate da lesene e il terzo un attico con finestre ripartito da lesene. Superiormente vi si trovavano probabilmente mensole in travertino per sostenere i pali del velarium. Sui tre ordini semicolonne e lesene avevano capitelli corinzi ed erano realizzate interamente in mattoni, come il resto della struttura, fatto piuttosto raro per edifici di questo tipo, costruiti solitamente in pietra.
(Anfiteatro Castrense: Wikipedia)
La Palazzina Samoggia, ex Caserma "Principe di Piemonte", è oggi la sede del Museo degli Strumenti Musicali. Costruita agli inizi del XX sec. si affaccia su un importante sito archeologico che comprende un complesso di edifici e di impianti cistercensi dei secoli III e IV d.C., tra i quali il Palazzo Imperiale, il Circo Variano e l'Anfiteatro Castrense.
Il Museo degli strumenti musicali ospita la collezione del tenore Evangelista Gorga (1865-1957), originario di Broncostella (Frosinone), che giunge al collezionismo dopo una breve carriera di cantante, iniziata nel 1895 con la Mignon e culminata nel 1896 nella prima della Bohème a Torino, sotto la direzione di Toscanini fu il primo Rodolfo. Il corpus della sua raccolta è di 150.000 pezzi, 30 collezioni una delle quali formata da strumenti musicali. A causa di difficoltà economiche il Gorga cedette metà della sua collezione allo Stato, che si impegnò a pagare i suoi debiti accordandogli un vitalizio.
L'attuale sistemazione della collezione nella Palazzina Samoggia si deve alla professoressa Luigia Cervelli, il cui impegno fu decisivo per la Fondazione del Museo, che si prodigò per il restauro degli strumenti e la valorizzazione della raccolta.
(Guida al Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Antonio Lattanza, Roma, 2004)