Forse qualcuno ricorda la filastrocca infantile: "Questa è la storia del serpente che vien giù dal monte, a ritrovare la sua coda che ha perduto un dì. Ma guarda un po' dove sarà quel pezzettin del mio codìn?"
Ogni opera street art dal forte potere evocativo, immagini, suoni, visioni, paure, conserva qualcosa di noi, della nostra storia e del nostro passato. In me ha evocato la "Storia del serpente", che le maestre ci insegnarono alle scuole elementari.
L'opera di Nicola Alessandrini è sviluppata in collaborazione con Diavù.
«A Nicola Alessandrini ho raccontato la storia del quartiere dallo spirito combattente dove è nato e prende origine il percorso del progetto MURo. Quartiere medaglia d'oro al merito civile che durante il nazifascismo proteggeva i partigiani, i quali smistavano le armi della Resistenza romana all’ex-Cinema Folgore e si nascondevano all’ospedale
per le malettie infettive Ramazzini o nei numerosi cunicoli sotto le abitazioni, quartiere dove i nazisti temevano di entrare, per questo soprannominato "nido di vespe". Gli ho raccontato che il quartiere è rimasto un'isola a sé, con le casette basse costruite nei primi del Novecento e quelle che hanno sostituito le baracche abusive del dopoguerra, proprio perché i cittadinidel luogo si sono difesi contro i palazzinari che negli anni 60 e 70 avrebbero voluto cementificarlo. E continuando a combattere si sono anche riappropriati di alcune aree pubbliche.
Nicola ha creato, mi ha inviato la bozza della sua opera e mi ha invitato a collaborare alla realizzazione della stessa...». (Diavù racconta MURo)
Prossima tappa: It's a new day