Ci troviamo in via Poma 4, dove insiste un palazzone squadrato e ombroso, costruito seguendo linee tipiche dell’architettura fascista. Questa non è solo la storia di una vittima ed un assassino, ma è soprattutto la maledizione e la congiura di un intero condominio, forse colpevole, complice e reticente.
Quello di via Poma 4 è un indirizzo che mi incute terrore, mistero e allo stesso tempo mi rende bramoso di conoscere quali enigmi si celano dietro un fato così avverso, quale mano oscura muove le sorti di tanti destini che hanno visto terminare la loro vita all’interno di queste mura.
Renata Moscatelli, aveva 68 anni, anziana signora benestante quanto parsimoniosa, viveva sola nell’appartamento del padre, in via Poma 4, palazzina E, al primo piano.
Aveva dedicato la sua vita ad assistere il padre, un generale dell’Arma che in passato era stato nominato vice comandante dei Carabinieri, un pezzo grosso.
In questo stabile l’anziana donna verrà uccisa, soffocata da un cuscino, il 21 ottobre 1984, tra le ore diciotto e le ventiquattro. Da subito si pensò ad una rapina ma nessun oggetto fu rubato: furono smontati solo i portaritratti collocati in tutto l’appartamento, come se chi ha agito sapesse che la poveretta nascondeva qualcosa di piccolo e prezioso. Ma cosa?
L’ipotesi di una rapina venne scartata così come quella dell’aggressione sessuale, e i sospetti si concentrarono come spesso accada sui parenti prossimi della vittima, in questo caso la sorella Adriana, ma tutto finì per risolversi in un nulla di fatto. Ad oggi il delitto è ancora irrisolto.
Curioso e tetro è il fatto che in quello stesso condominio verrà uccisa Simonetta Cesaroni, un fatto di cronaca nera conosciuto da tutti come “il delitto di Via Poma”, avvenuto martedì 7 agosto 1990. Un delitto che vide coinvolte tre persone, Pietrino Vanacore, portiere dello stabile teatro dell'omicidio, Federico Valle, nipote dell'architetto Cesare Valle che viveva nello medesimo palazzo, ed infine Raniero Busco, all'epoca dei fatti, fidanzato della vittima.
Nel corso degli anni furono svolte svariate indagini e seguite varie piste investigative che però non portarono mai alla verità, qualcuno ipotizzò che a depistare le indagini furono elementi appartenenti ai servizi segreti deviati, fatto sta che ad oggi il delitto è ancora irrisolto.
Ma le casualità e l’orrore non finiscono qui.
Nel 1994 l'avvocato penalista Massimo Buffoni, di anni 50, perde la vita in circostanze ancora tutte da chiarire. Pare che il professionista abbia lasciato un biglietto di addio e poi si sia sparato un colpo alla tempia, ma c’è chi giura di averlo visto sempre sereno e sorridente. Il luogo della tragedia? Lo stesso condominio in cui, diversi anni prima, fu ritrovato il corpo senza vita di Simonetta Cesaroni, straziato da 29 coltellate e quello di Renata Moscatelli, soffocata con un cuscino.