Questo è solo il primo dei nove comunicati (più uno falso, il numero 7 detto anche “il comunicato del lago della Duchessa”, preparato da un esponente della malavita Romana Toni Chicchiarelli) che verranno recapitati durante i 55 giorni del sequestro e del successivo assassinio dell'Onorevole Moro. Roma viene letteralmente blindata ed inizia la più grande operazione di ricerca a tappeto da parte delle Forze dell'Ordine che la città ricordi. Ogni indizio, ogni traccia viene verificata, non si contano le perquisizioni, ma Moro non viene trovato.
Parallelamente alle indagini ufficiali viene messo a socquadro il milieu degli informatori, della criminalità, degli ambienti estremisti. Questa attività di “Intelligence” porterebbe numerosi frutti, come si scoprirà con una decina di anni di ritardo, ma, durante quei drammatici giorni nulla viene fatto trapelare.
Quel che diventa di pubblico dominio sono le richieste di liberazione di detenuti Brigatisti, in cambio della vita di Moro, e l'Italia ufficiale si trova a dibattere se sia lecito trattare con i terroristi (il partito della trattativa) o se lo Stato non debba cedere ad alcuna forma di ricatto (il cosiddetto Partito della fermezza).
Le indagini, frenetiche, intense, spesso poco coordinate, segnano il passo: molti sono i tentativi di nascondere indizi, moltissimi sono i depistaggi, tanto che i responsabili del sequestro Moro possono girare, consegnare comunicati, stamparli senza alcun intralcio; mentre Roma è pressoché blindata, per ben 55 giorni i Brigatisti che detengono ed interrogano Moro si muovono indisturbati per la città.